Tecnologia e mercato all'ombra del Colosseo

Cece Congress 2018

 

Fidelizzare il cliente, accettare la sfida digitale e gestire le incognite dell’e-commerce. Sono questi gli snodi principali intorno ai quali dal 17 al 19 ottobre scorso si è articolato il Congresso del Cece - il Committee for European Construction Equipment, cioè la federazione europea che rappresenta tredici paesi produttori di macchine per costruzione. La sede dell’evento biennale quest’anno è stata Roma e l’associazione ospitante Unacea. “Abbiamo ospitato 200 delegati tra titolari d’azienda, senior manager, esperti tecnici, decisori politici, ricercatori e organizzatori dei principali eventi fieristici di settore – ha dichiarato Luca Nutarelli, segretario dell’associazione italiana. È un risultato che consolida sempre di più la nostra associazione.” 

Nuove sfide politiche  e tecnologiche

Aprendo i lavori, il presidente del Cece Enrico Prandini ha messo subito sul tavolo le battaglie che la federazione dovrà affrontare nei prossimi anni in un contesto di perdurante incertezza. Si tratta principalmente dell’armonizzazione delle diverse leggi nazionali sulla circolazione stradale e di un più complessivo riconoscimento dell’apporto dell’industria di settore alla crescita dell’Unione. In linea con queste ambizioni, nel corso del congresso è stato presentato un manifesto con il quale la federazione chiede all’Unione europea una visione strategica di sviluppo industriale che sappia sfruttare al meglio le opportunità messe a disposizione dalle nuove tecnologie (Cece Manifesto for the European Parliament elections). “La nostra industria - ha affermato Prandini - è parte integrante della catena del valore delle costruzioni, un comparto che impiega in Europa oltre 18 milioni di persone generando il 9% del Pil dell’Ue. Sono dati che vengono spesso trascurati dai legislatori. Chiediamo quindi a tutti i candidati e ai deputati eletti nel Parlamento europeo di sostenere un mandato di maggioranza solo se l’industria sarà posta nella lista delle cinque priorità del programma politico della futura Commissione europea”. Sul versante della digitalizzazione il presidente del Cece ha messo l’accento sulle opportunità offerte dai dati raccolti dalle macchine: “Negli ultimi otto mesi un gruppo di specialisti supportato da aziende edili e di noleggio ha analizzato come facilitare l’adozione di tecnologie digitali nel settore delle macchine per costruzione al fine di migliorarne la produttività, la sicurezza e la compatibilità ambientale. Questo lavoro comune ci ha insegnato che i dati raccolti dall’attività delle nostre macchine sono una risorsa preziosa che dobbiamo valorizzare. Ma per far ciò abbiamo necessità di cambiare i modelli di business”. Condivide l’importanza dell’innovazione tecnologica anche Carl Gustaf Göransson, Brand President di Case Construction Equipment e di New Holland Construction. “Tra i tanti settori industriali – ha dichiarato -, quello delle macchine che operano all’interno dei cantieri, nelle cave o sulle nostre strade non è immediatamente associato ai concetti d’innovazione e sostenibilità. Nulla di più sbagliato: da anni siamo in prima linea per portare tecnologie all’avanguardia a bordo dei nostri 
mezzi per produrre macchine sempre più efficienti e amiche dell’ambiente in cui operiamo”.

Interfaccia persona-macchina: attenti alla progettazione

Luca Chittaro, ordinario d’Interazione persona-macchina all’Università di Udine ha spiegato che l’operatore del XXI secolo ha un modello mentale diverso da quello del secolo scorso perché ha avuto una formazione diversa: è abituato a usare computer e smartphone ed è quindi portato a lavorare con macchine che hanno una relativa autonomia. “Sicuramente l’automatizzazione di alcune operazioni porta grandi benefici in termini di riduzione del carico di lavoro dell’operatore – argomenta Chittaro -, ma per esser produttiva è essenziale che l’interfaccia sia concepita in maniera semplice e intuitiva, cioè in modo da mandare all’operatore messaggi chiari e inequivocabili.” Se il colore rosso di una spia può significare cose diverse l’operatore rimarrà interdetto; oppure se un comando premuto non fornisce un feedback sonoro o tattile, come si può essere certi che l’input desiderato sia effettivamente arrivato alla macchina? Insomma, la diffusione delle macchine “intelligenti” non comporta automaticamente la risoluzione di tutti i problemi: gli operatori sono esposti a molti fattori esterni più o meno prevedibili come le vibrazioni, il rumore o la temperatura, che possono pregiudicare la capacità di concentrarsi sulle indicazioni del monitor. Inoltre, il sistema automatizzato “nasconde” all’operatore le eventuali situazioni inusuali e potenzialmente pericolose, impedendogli di fatto di acquisire l’esperienza e la capacità d’intervento necessarie. La soluzione emersa dal dibattito consiste nella progettazione di macchine sempre più user friendly, realizzate grazie al dialogo 
tra gli utilizzatori, che possiedono il sapere pratico, e i progettisti che dispongono del know how tecnico. “Noi costruiamo le macchine come le vogliono i nostri clienti, non come le vorremmo noi - ricorda Michele Vitulano, direttore marketing di Indeco. Dobbiamo risolvere i loro problemi e per farlo dobbiamo ascoltarli e collaborare.”

E-commerce:  opportunità o minaccia?

Sempre Vitulano ha animato un dialogo sulla vendita on line di macchine con Felipe Urrutia, Director Strategic Accounts Europe di Ritchie Bros, che vede nella vendita on line un’opportunità di crescita. Secondo il produttore italiano di attrezzature per la demolizione si è passati da un modello di business focalizzato sul prodotto a uno centrato sulla risoluzione dei problemi del cliente. Insieme al prodotto si offre professionalità, mentre con l’e-commerce si può comprare solo quello che si vede. “È un modo diverso di acquistare prodotti – conclude Vitulano – e secondo me non è applicabile al nostro settore industriale. In buona sostanza l’e-commerce va bene per prodotti di consumo che non hanno bisogno di servizi pre-market e after-market.”
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 dicembre 2018